Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 171
virtù di creare e mutare per sé le cose, ma è sapiente e si serve delle
stesse cause naturali. Però cosa poterono mettere in quella
verga, che subito si putrefece e convertì in animale. E si vede che
l’acqua, cadendo nel caldo suolo l’estate, subito si fa rana. E molti
fanno artificiosamente il tartaro della botte bollire con olio posto
in una scatola: subito che s’apre, il calor loro si ritira in dentro
e accende quella materia che par miracolo. E certo sono tanti li
secreti della natura che a chi li ignora paiono miracolosi.
Si vedono in tavole correre le limature del ferro contro la ghiara,
e andare e venire per l’odore della calamita sottoposta, e tante
cose simili che ben si può stimare che i dottissimi magi sapessero
far vedere quelle cose a Faraone, e più se avevan commercio con
demonii. Ma poiché Mosè fece tant’altre cose con parole, senza
pensare, essi stupirono e dissero: «La virtù di Dio è con costui»,
perché vedevano che non usava la magia loro, la qual pur a Moisè
era notissima, che fu primamente ammaestrato in ogni scienza degli
Egizii, come dice l’Ecclesiastico, e Filone e Gioseppe; ma
combatté con quelli, fidato nel Creatore.
È verissimo anche l’incanto delle biade e d’altre cose, e parte è
Naturale, quando la cosa è atta a patire e sentire quel che le s’impreca,
e parte s’intromette il demonio portando cose atte a seccare
e avvelenare, poiché si vede che il sangue menstruo può seccare una
pianta, anzi l’occhio infetto, come diremo poi. I miracoli di Giove,
di Bacco, d’Apollonio e d’altri dèi, parte furono naturali, che alla
sciocca gente parevano miracoli, come quelli dell’altro emisfero dicevano
che gli Spagnuoli erano dèi figli delle nubi, perché tuonavano
con gli archibugi e facevano parlare la carta con la scrittura
ignota a loro, e dissero che le navi vennero dal cielo. E ogni nazione
quel che di nuovo vide, ignorandone la causa, l’attribuì a divinità;
ma però tutti li savii di quelle genti scrissero il contrario.