Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 172
Onde Socrate si rideva delli dèi loro, e quando Alcibiade volle
coronare la statua del suo dio, gli persuase che era più dio un
uomo filosofo che quelle statue, e che aveva da mandare Dio uomo
che mostrasse il suo vero culto al mondo. Così scrive Platone
nel libro De voto. E Socrate giurava per il cane, e per non esser
travagliato da gl’inquisitori, che poi lo fecero pur morire, che
dicesse il cane dio più delli dèi loro, soleva dire che giurava per il
cane dio degli Egizii; e poi nell’EpinomidePlatone dice che li filosofi
non credono se non un Dio, ma se altri adorar si devono,
meglio è le stelle adorare che gli uomini morti.E Trimegisto, il
vero Dio primo solo degno di sacrifici e laudi stimò, e non stima
quelli dèi Egizii.E Catone si stupiva che incontrandosi un sacerdote
con l’altro non si ridessero insieme delle burle che al popolo
facevano predicando li dèi e sacrificando per goder essi; e Lucano
l’introduce che in Libia non volle pigliar l’oracolo del dio
Ammone con dire che il cielo, la terra, l’aria e la virtù son le vere
sedie di Dio e ch’era in ogni cosa, anzi ogni cosa, e non bisognava
in quelle statue interrogarlo.
La medesima opinione si legge di tutti i sapienti, onde Varrone
fa differenza tra li dèi fisici e politici, quelli dalli sapienti e questi
dal volgo adorati, e pone anche li dèi poetici; e Anassagora
morì per denegare la divinità al sole; talché questi conobbero che
veri miracoli non fecero, ma furo uomini astuti come Macometto,
e ingannarono con sapienza il volgo, come fece Pompilio, Romolo,
Pitagora e Minos, o per ammaestramento del demonio, li
cui atti non sono degni d’esser creduti miracoli appresso i sapienti
veri magi; e molte favole si aggiungono che mai non furono.
Ma che sia stato il diavolo si vede, che Omero e Ovidio
introducono Giove dire agli altri dèi che esso non poteva far ogni
cosa, ma ch’era soggetto al fato, e ch’ognuno avesse pazienza se
non poteva le petizioni loro adempire; e così Luciano si burla