Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 180

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odore si trasferiscono facilmente. Sapientissimo, Mosè, mago
divino e naturale, proibisce tutte carni morticine, tutti animali
che non ruminano, perché s’ingurgitano di cibo grosso, presto,
presto, e non lo digeriscono, onde son pieni di vapori viscosi,
grossi e maligni, e di carne cruda non ben cotta dal calor naturale;
e proibisce quella che non ha l’unghie fesse, come l’asino e il cavallo
e il cammello, per la troppa grossezza e poca vita, e quella
del porco, che in Palestina genera lepra, e quella d’animali rapaci,
perché pravo succo e mali costumi in noi mettono, come vedremo
appresso, e li pesci senza squame, perché son nati di putrefazione
fecciosa, come l’anguilla, e sono di poca vita, perché non hanno
tanto calore che mandi fuori gli escrementi e gl’induri in squama.
All’incontro dico che le carni troppo arsicce han del corrosivo,
come quella de’ corvi e aquile e animali vecchi, e fanno umori
salsi, e seccano il temperamento e fanno etico, e tutti li vecchi,
perché sono vicini alla morte, richiamano alla morte; ma quelli che
più vita lunga han d’avere, a noi la communicano. Non si deve
metter sale in queste cose, perché il sale fu trovato ad attenuare li
liquori untuosi, e la parte putrida, che ogni cibo n’ha, scacciare e
bonificare; e perch’egli mai non puzza e leva ogni puzzo, è buono
contra la putredine naturale; ma nelli cibi corpolenti sta meglio,
e nelli secchi meglio è l’olio; e io provai che, quando ho molta
flemma, sto alcuni giorni e non magno sale, e poi molto ne magno,
e s’incide la flemma e sminuzza, et evacuo per basso ogni cosa;
e così quando sono seccato, mi servo dell’olio e dei grassi, se
posso.
Incidendo, purga l’agresta, e ogni acetoso o corrosivo medicamento,
e tutti sono buoni alla flemma e contra li viscosi veneni.
Tutti veneni, vomitandoli per bocca o per basso, si sanano; però
l’olio, che sopranata al ventre e dilata li spiriti assai e fa la via per
l’esofago, è atto a provocar vomito, e l’acqua calda con pochissimo

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