Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 185
nell’esalante spirito, ma nella corpolenza in cui ci è sangue e sottilezza.
Così noi vedendo il nemico o bollimo d’ira o tremamo di
paura. Ma poi, disfacendosi il corpo del tutto in altra sostanza, perde
quel primo modo di sentire e n’acquista un altro.
Si generano vermi nel morto corpo, e quel senso da nulla avvenire
non è possibile, né dalla potenza della materia che solo riceve
e non dona, come nel secondo libro si è mostrato: dunque ci era
senso e calore occulto il qual non si scorda mai d’agere, essendo attivo
di natura; però cresce e liquefà e attenua la mole e la fa spuzzare,
ché la puzza non è altro che grossa e calda soverchia esalazione
che vince il nostro spirito e però a noi spiace, ma non ad altri bruti,
che hanno lo spirito più grosso e caldo di noi, onde quel che ad
uno è puzza, all’altro è odore. Agitandosi dunque il calore, e dal viscoso
il tenue non potendo distaccare, l’ingenera spirito, e fassi verme
o tal animale, qual sembra la temperie di quel calore o di quella
così effigiata mole. Si vedono anco nei morti crescer l’unghie e li
capelli, perché l’umore, scaldandosi sempre, tira verso fuori e nutrica
le parti estreme, ma poi esala e resta secco il cadavero col senso
ottusissimo dell’ossa, finché si trasmuta in terra o in altro corpo;
né nutrizione farsi senza senso sopra s’è visto.
Il sale e l’altre cose aromatiche fanno esalare il caldo subito, e
la restante mole riman secca e dura, non putrida, perché il calore
uscìo, onde si vede che il calor debole fa maggiore azione a putrefare,
perché non può esalare con la mole attenuata e ammollita, e
quella, restando, gli serve per disponere l’altre a rilassarsi, e farsi
molli e vaporose, sicché tutte si putrefanno, ché altro non è la putrefazione
che rilassamento delle parti sode, e delle molli svaporamento,
fatti insieme da calor blando che in quelle cresce e uscir
non può; e non è perdimento di calor nativo, come Aristotile pensa,
ma augumento, dal quale poi nasce il perdimento all’ultimo,
per la forza che ha ricevuto d’esalare, sendo o da sé a poco a poco
cresciuto, o dal calor del sole aiutato. Or quando sant’Agostino
dice che non resta senso ne’ cadaveri, s’intende del senso