Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 194
similmente age ancora e opera nell’utero, e fa un simile al suo
principio. Così lo spirito canino opera quel che operava nel cane,
e nutre e genera e grida e fa ogni cosa secondo l’idea sua.
Il grano di frumento fa di terra frumento, perché, preso vigore,
fa quel che faceva nel frumento la sua innata virtù, e come aveva
fatto erba e spiga e grani, così fa mo nella terra di nuovo erba,
spiga e grano; e dovunque l’idea trapassa, fa il simile. L’ovo, pur
sotto il letame, fa gallina, perché di quella ha l’idea; e così lo spirito
canino converte l’altrui in canino, e poi cane genera. Ecco la
donna pregna, desiosa di ricotta, tocca il volto e nasce la ricotta nel
bambino, perché il desiderio è comune, ma nella carne soda della
donna non s’imprime l’imagine della cosa desiderata, ma nella
molle abbozzatura il desioso spirito, infatto di quella imagine,
così com’è infatto, agendo, la produce, ché il produrre e agere è
l’istesso che far cosa simile a sé; e spesso mostri et Etiopi le femine
belle producono per l’imaginazione sola di quelli, benché suole
altre fiate, per malattia del seme, o infezione di menstruo, o per
soverchieria o mancanza di materia o d’attiva virtù, temperarsi la
genitura con temperie di mostro o di bestia, massime se le stelle a
quella temperie con calor consimile inchinano, del che dirò poi.
E dirò pure come san Vito sana li arrabbiati. Ma li cani e gatti,
non sendo rabbiosi, non fanno in noi questo effetto, perché il nostro
temperamento vince quel poco umore loro della ferita, che
non è sì ardente che possa vincere il nostro. Consimilmente anco
il nostro seme spesso fa figli simili a noi, quando siamo più forti;
spesso alla donna, s’ella è più gagliarda; e il grano, in terra atta a
trasmutarsi in lui, fa frumento, e in altra loglio, mutandosi egli in
altro; e il vino vince il nostro spirito e imbriaca e scalda, e l’acqua
è vinta da noi e scaldata; e per tutto si vede vera questa dottrina.