Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 197
Dunque, morendo il servo, quel periodo di vital nativo temperamento,
dato dal mondo e dalle stelle e dall’armonia universale
per durare tanto tempo quanto la virtù nativa può animare
confortata dal tutto, quel detto vigore subito si perdette, e per
conseguenza non ha potuto tirare a sé la continuazione della vita
ragionata del patrone, e così si putrefece.
Qui puoi vedere che non l’anima infusa da Dio nel servo animava
la parte dello stato del patrone, ma solo vi era restata la temperie
consenziente e vegetante in quello, quale era in lui. Né anco la
mente del patrone animava, se ella sta come forma, non dal corpo
pendente, ma da Dio, secondo dissi, e come sta la luce in aria, non
pendendo dall’aria, ma dal sole; talché non animava se non in quanto
era nello spirito corporeo vitale del patrone, che fece transcorrere
l’alimento a quella particella, et esso pure transcorrea. Ma cessando
la radice della temperie che si nutriva, cessò l’attrazione della
continuazione della vita, perché nulla vita è stabile nel mondo; ma
come la vampa della lucerna sempre s’altera, venend’altra dall’olio
et altra esalando, così pure è la vita della carne. Ma la prima temperie
è come il lucigno di bambacie in cui si tira l’olio e si fa vampa;
però quella del servo era lucigno, quella del patrone vampa.
Quinci si vede quanto sono sciocchi coloro che negano il periodo
della vita fatale, e il senso e consenso di tutto l’universo insieme.
Io rispondo agli argomenti, che il figliolo si stacca dalla madre
a cui era continuato, ma con una propria totale vita; però, morendo
la madre, sente qualche doglia il figliolo, e dispiacere: ma
non muore, perché non è l’istesso temperamento in ambiduoi, né
ricevettero la vita sotto le medesime ore fatali, e sotto il medesimo
consenso dell’universo. E così pure dico delli frutti dell’arbore.
Ma quel che si innesta in altro arbore, morendo il suo principio,
devria morire, e non è così: perché l’arbore cresce nella figura,
variandosi in rami diversi, e foglie e frondi. Ma lo animale non
varia mai figura, ma solo l’alza in su e ingrossa sotto li medesimi
fini e termini suoi, per le cause dette in Filosofia da me, perché
nasce intra l’utero o cosa all’utero consimile, sotto una forma finita.
Ma l’arbore esce dall’utero (e il calor, tornando in suso fuor