Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 226
nella maggior velocità, e il sole calò velocemente abbasso molti
gradi, secondo l’osservanza d’Albategno che fu poco da poi, e
si fecero alterazioni mirabili in tutto il mondo.
Dunque, quelle cose che si mutano, e noi l’attribuimo alle cause
di qua giù, non si devono a queste solo attribuire, ma più alle
cause celesti prima, e poi all’altre, e a tutto il concorso del mondo
e consenso suo universale. Vero è che l’uomo e l’angelo sono liberi
di volontà, ma non ponno fare quel che vogliono, ché quando
piove bisogna che piova, e così quando è caldo che scaldi, e
quando stai in prigione starci.
Libera è la volontà, ma non l’azioni esteriori, e san Tomaso
acutamente dice, nel 3 Contra Gentiles, che gli astrologi per lo più
indovinano, perché gli uomini vivono secondo il senso alterato
dalle stelle, per lo più, e non secondo quella mente divina che Dio
gl’infonde. E si vede che un uomo fa morir l’altro, arrabbiare, rallegrare,
imbriacare e dormire, applicando cose che alterino il corpo
a queste passioni.
Dunque, le cose naturali ciò fanno e le stelle, senza pregiudizio
del libero arbitrio, poiché trovi un uomo sostenere quarant’ore
di tormenti, più tosto che dire al giudice quel che cerca. Se
questa violenza non può vincere la volontà, manco ponno le stelle.
Vero è che molti più si lasciano vincere dalle carezze e delizie che
dalli dolori, e le stelle operano soavemente, con modo naturale
impercettibile. Vedi crescere la pianta e non sai come né quando.
Io fui nemicissimo d’astrologi e scrissi contro loro in gioventù,
ma li miei travagli m’hanno fatto accorto che dicono
molte verità, e che ci sia grande ignoranza fra loro, sì per la grandezza