Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 231
come ben disse Alberto Magno; e negando questo ci metteremo
al mare senza osservar la luna e ci annegaremo, e seminaremo
e piantaremo senza le stelle, e riuscirà male se non a chi indovina
il tempo senza saperlo; e quel che d’una azione si vede, bisogna
d’ogni altra affermarlo.
La medicina ci sforza, non che persuade, d’osservare li giorni
critici, e questi pendono dalla luna; però il quarto è critico, ché arriva
al segno contrario di quello dove il morbo cominciò, e fa effetto
contrario, o sana o ammala; e il quarto è indicativo del settimo,
perché allora arriva all’altro contrario consimile a quello e al
perfetto quadrato suo di mezza nemicizia, ond’è bisogno che sia
la mutazione. Ma s’ella è d’altri giorni, si stima mal sintomo, perché
si fa nel simile del principio, e non contradice al morbo allora
principiato; anzi il morbo piglia vigore, perché è suo sestile o
trigono, buoni aspetti per lui. Quinci si vede l’error dei medici che
sempre nel sesto stimano mal giudizio, e non è vero, come sperimentai,
perché quando la luna è di moto veloce arriva nel sesto
giorno al suo quadrato, e, se tarda, nell’ottavo, e fa in ambi buon
effetto; nel quattordeci arriva all’opposizione, e allora è mirabile
effetto, e alli dieciotto e alli ventuno, e sempre si mette il numero
ove lasci nel mezzo delli settenari, e non dopo li settenari, perché
riesca giusto il conto delle quadrature e opposizioni e altri aspetti.
Ma nelli morbi acuti si dice: uno, due, tre, e poi si ripete: tre,
quattro e cinque, di mano in mano, perché ogni mutazione di segno,
che in tre dì si fa, la luna fa mutanza nelle cose più sottili e
veloci, quali sono i morbi acuti, e nelli peracuti più presto. E chi
non intende le sue mutanze e stagioni e velocità e tardità e congiunzioni
e aspetti con altri, è medico imperito assai.