Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 44
Quando l’uomo ha fatigato, si trova debole, perché pochi spiriti
ha, ché il moto gli ha attenuati e in aria risoluti; però, mangiando
o odorando qualche cosa, subito si sente ravvivare: dunque l’anima
è spirito che di vapor si nutrisce e cresce. Si vede che, bevendo
il vino gagliardo, s’imbriaca l’uomo e dorme, e il vino scaldato non
fa questo, se non che copia di vapori manda al cerebro, alli quali
corre lo spirito per attenuarli e vincerli, e così il resto del corpo resta
senza senso e moto; e questo è il dormire. Dunque egli è cosa
mobile che fra nervi corre, e dà senso e moto alla statua, e nei bisogni
si ritira a ristorarsi, onde li vapori inducono sonno, perché egli
va a vincerli, e la fatica perché lo risolve, et ei lascia il peso, e va
dentro a ristorarsi del sangue che attenua, onde i polsi son deboli
nel principio del sonno, pochi nel mezzo, perché dentro lavora, e
molti nel fine, ché esce fuori aumentato di sanguigni vapori.
Or, come i pochi vapori del vino inebriano e impediscono gli
ordinarii moti, così i vapori de’ funghi infetti e del napello, e di
simili succolenze fetide, lo vincono del tutto e uccidono. Si vede
questo nell’epilessia e apoplessia, dove gli umori molti, empiendo
il cerebro e la spina e nervi, levano il senso e il moto. Nel lago d’Agnano
è una grotta dove, entrando, l’animale muore, e poi portato
all’acqua si ravviva. Io considerai il luogo e vidi terra nera in
quello, arsa da fuochi antichi, e ora è bagnata sempre, talché esala
vapor grosso, nero e fetido, che entra subito per le narici al cuore
e alle cavità del cerebro, e lo spirito tutto ricorre a cacciarlo, e,
se molto ci sta, muore del tutto, ché la copia del vapor nemico lo
suffoca; ma per poco, non muore del tutto, ma il senso e moto perde,
ché lo spirito dalle membra si parte, per soccorrere alla testa,
e le lascia senza senso e moto. Il consimile avviene a chi s’insagna,
che lo spirito timido fugge dentro, e resta tramortito l’uomo
vile, ma l’acqua lo risuscita, perché lo spirito, sentendo il nemico
freddo, subito torna fuori per aiutar le membra allo spanto
insolito, e le ravviva. Consimilmente, la femina, patendo strangolazion