Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 45
d’utero, con vapori infetti si risveglia quando è tramortita,
perché lo spirito, che a soccorrere l’utero è volato, si ritorna a
soccorso del capo, stanza più principale.
La morte subitanea per allegrezza pur mostra l’anima esser
corporeo spirito, il qual, tutto insieme a gli occhi con impeto correndo
per veder quella cosa di cui si crede bearsi, si suffoca, non
capendo ne’ vasi esteriori, e si stringe parte in acqua, parte si risolve
per la focosità unita, e pur da concitati umori pate. Non così
ammazza la mestizia, perché allora lo spirito dentro pianamente
si ritira, stimandosi meschino e coprendo la sua meschinità, onde
gli occhi turbati e piccioli si veggono senza lui, ch’è lucido e
ampio; ma nel riso lucidi e grandi, pieni di spirito ch’esce a mostrarsi
beato, dilatarsi e ampiarsi. L’ira è accensione di spiriti alla
vendetta; però la faccia rossa, turbata, e nervi e muscoli tesi, e non
dilatati si veggono come nel riso; e nel timor molli, ché la fuga in
dentro sgonfiati li lascia.
Che il dormire non sia stupor del cuore affreddato da vapori
cadenti dal cerebro, come Aristotile dice, lo mostrai in Filosofia,
perché i digiuni e affannati dormono senza vapori, e il cuore in
sonno sempre si muove come in vigilia, e che non sia raffreddamento
di cerebro, come pensa Galeno, poiché il vino caldo e li scirocchi
caldi fan dormire, e Borea freddo vegliare; e gli affannati
per calore dormono, e la musica fa dormire: dunque, è ritiramento
degli spiriti a quetarsi dalla fatiga, o godere il suono, o sovvenire
al cerebro occupato da’ vapori e vincerli e mangiarli o scacciarli;
e spesso ad altro male soccorrendo, si fa passion come di
sonno. Ma di ciò dissi a lungo nel proprio luogo.
CAPITOLO 8
Gli enti tutti dal calore esser mossi,
e l’anima mobile sensitiva essere spirito caldo
A tutti gli enti donar moto il fuoco noi scorgiamo, poiché le cose
grosse e fredde, come le pietre e acque gelate e piante e la terra,