Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 48
senso all’anime seconde; ma è difficile intendere da lui se corporee
o incorporee le ponga, se bene ogni anima esser per sé mobile
insegna. Nell’Apologia contra un medico veronese in difesa del
Telesio, io disputai queste sentenze. Qui solo dirò quel che importa
a provare il senso d’ogni anima e moto nel calor consistere.
Quando l’irascibile vuol far vendetta e la concupiscibile bever
acqua nemica al febricitante, o il coito proibito, sentiamo in noi
gran contrasto che la ragione fa, mostrando che queste cose nocive
si devono lasciare; ma spesso è vinta, o si fa la sua consulta; e
in tutti questi atti bisogna dar senso all’ira e all’appetito, perché
non bastaria la ragione frenarle con argomenti, se non li ascoltassero.
E quando ella è vinta, non cederia se non fosse persuasa che
ci è qualche bene in quella cosa che si piglia a vendicare o godere.
Se da quelle è persuasa, elle sentiranno e conosceranno pur
troppo, potendo la ragione convincere. Se da sé si persuade la
ragione, dunque è una sola anima che argomenta in pro e contra,
e dice: - È buono il coito, ma col diletto importa qualche danno
appresso, e pesa il danno e l’utile, e s’appiglia sempre dove trova
più utile in quel punto, perché del futuro male, come mezzo incerto,
benché sia più grande dell’utile, poco cura. E questo si vede
nelle dispute filosofiche, che, contrapesando gli argomenti, mo
s’appiglia ad una sentenza, mo ad altra, mentre è dubbia la verità,
e alfine s’attacca alla più vera o a quella che l’utile o il diletto vera
le fa parere.
Dunque, uno spirito è in tutto il corpo in vari vasi abitante, ma
la diversità e incertezza degli oggetti, misti di bene e di male, e le
varie azioni, lo fan parere molti, essenzialmente diversi in tutti gli
animali. Poiché il cane vorria pigliar l’osso e ha paura del bastone,
e si vede contrastar seco di quel che deve risolversi a fare. Ma
che nell’uomo ci sia ragione più alta, e ripugnante alla prudenza
del senso carnale, come dice san Paolo, appresso mostraremo.