Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 51
il sangue a formarsi il fegato e la carne risudando, il che a lungo
nel detto libro io dimostrai, e che li tronchi delle vene e arterie
si dilatino in dette viscere, per succhiar il sangue e portarlo al cerebro,
origine loro, e a tutto il corpo, come spesso i rivoli nel fonte
son piccioli, e caminando s’allargano e ingurgitano. Ma l’arteria
vocale è più grossa nel cerebro, e scorre a basso, e si ramifica nel
polmone, perché dalla bocca il fiato prende e infonde a basso; e
tutte le membrane dal cerebro si veggono, in anatomia, originarsi,
e l’ossa dalla calvaria. Vero è che, legata col filo, l’arteria verso il
cerebro non pulsa come verso il cuore, perché il sangue, influendo
dal cuore, aggrava lo spirito, e questo, per sgravarsi, dilata e stringe
l’arteria, e lo viene ad attenuare e spirito rifare. Ma dal cerebro
sangue non influisce, poiché ivi è la stanza regia, non la cucina.
Si perde l’appetito, non solo affetto il fegato, ma anco il polmone
e il ventricolo: non però si può dire che il ventricolo abbia
altra anima. E così si perde l’animosità per ogni ulcera e dolore di
qualsivoglia parte; ma ogni appetito, ira e amore e forza si perde
subito quando lo spirito animale è mal affetto, come quando sente
qualche mala nuova, e qualche vapore infetto al corpo sale, come
nella detta grotta d’Agnano. Né subitanea morte senza offesa
di corpo e di viscere patiria l’animale, se l’anima loro fosse immortale,
incorporea, cioè la sensitiva, ma perch’è spirito sottile,
lucido e mobile, può subito esser oppresso, empiendosi i suoi vasi
d’umore o vapor nemico, o egli diffondendosi più che non conviene
alla sua misura. Non può commandar l’animale all’arteria e
al cuore di non pulsare, né all’altre viscere, non perché siano spiriti
d’altra sostanza in loro, ma perché lo spirito tenuissimo è di
natura mobile, e privato del moto s’estingue. Però non può commandare
a se stesso la morte, ma bene rompere i vasi et esalare;
né anco può commandare a sé che non voglia o non intenda l’anima:
né però è altra.
Di più, il polso ristora li spiriti che continuamente esalano;
però mai non cessa se non nell’epilessia, quando va lo spirito ad
aiutar il cerebro e restano con pochissimo spirito grosso non bene