Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 53
dica egli perché la natura ha formato il cerebro molle con due
stanze spaziose nel fronte, e una nella parte deretana, e una nel
mezzo più bassa, dove tante arterie fanno una rete che, battuta,
caccia i spiriti, et è la mensa della testa, come la deretana è lo studio,
dove a contemplar va lo spirito, e l’anteriori son sale dove si
spazia; e, per non essere dall’osso affannato, così molli pareti s’ha
fatto intorno. Non potrà altro assegnare che questo, e dire che il
cerebro è stanza, e non anima dell’animale.
CAPITOLO 10
Dalla concozione e nutrizione e aumento e decremento
lo spirito esser anima e operare come agente principale
Le concozioni farsi dal calore nullo ignora nel ventricolo, e poi nel
fegato migliorarsi, e partirsi per le vene e nelle particelle, dove va
compirsi, e parte nel cuore col fiato spiritarsi, e avvivar il corpo
per l’arterie, e nutrir l’università del cerebro.
Or se tutti questi atti fa, il caldo esser anima chi può negarlo?
Anzi, Dio disse a Noè che non magnasse sangue, perché il sangue
alli bruti è in luogo d’anima, quasi dicesse che li spiriti, che di
sangue e nel sangue si fanno, son l’anima delli bruti, perché, di più,
dice altrove che l’anima è nel sangue. E fra tutte le cose veggiamo
solo il fuoco magnare e divorare e nutrirsi e crescere: dunque la
virtù concottiva e nutritiva da lui viene. Ma Aristotile ripugna a
questo, dicendo che il fuoco divora senza misura, e quante legna
poni, tante n’accende; ma l’animale con misura certa cuoce, e cresce
a certa quantità; dunque il fuoco è instrumento dell’anima.
A cui rispondo che il fuoco robustamente magna, ma il fuoco
dell’animale è blando e rimesso, e scalda e cuoce secondo la sua
proporzione, ma sempre ancora come il fuoco; né può crescer l’animale,
perché, crescendo il calore, più parti fa esalar fuori della
sostanza che converte in lei, e allora si fa il decremento, che mentre