Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 61

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Or che s’è visto ogni sensazione farsi per contatto, e che la diversità
nasce dalla grossezza o sottilezza della materia, ben si può
far conseguenza del vario senso di tutte cose; e che le cose durissime,
come le pietre, poco sentano, perché atte poco a patir sono, e
han senso simile all’osso dell’animale; e che le piante abbino maggior
senso, simile a quello della carne; e li liquori maggiore, simile
al sanguigno; e il vento e l’aria sentir facilissimamente, come lo spirito
dell’animale; e che non solo toccando di vicino con grossa battitura,
ma di lungi sentano, per la passibilità che loro si communica
movendoli, e per l’affezione della luce in loro sparsa e tinta d’ogni
figura. E che il calore e la luce siano le più senzienti cose del
mondo è necessario stimare, e che il mondo tutto senta dove più,
dove manco, siccome l’animale s’è visto sentire in varie parti variamente,
secondo più o meno passibili sono. E perché il tatto non
sente il nativo calor del pepe come il naso, né il naso l’amara sostanza
del giglio come la lingua, né la lingua il suono dell’aria come
l’orecchio, né l’orecchio la luce come l’occhio, perché lo spirito sotto
scorze trasparenti è affetto più che sotto opache, e sotto sottili
più che sotto grosse, e più nelle più pertugiate che nelle serrate, ché
quelle più ammettono le sensibili cose che queste, ne siegue che il
medesimo si debba stimare delle cose grosse e tenui del mondo.
CAPITOLO 13
Ossa, peli, nervi, sangue e spirito, tutti sentire, contra Aristotile
Ma quanto ho detto in questi due capitoli bisogna disputarlo con
la scuola peripatetica che oggi regna, e cominciarò dall’ultimo.
Contendono tutti che l’osso non abbia senso, perché quando si
pertugia la calvaria dal medico, per sanar qualche male in testa,
non sente dolor l’infermo, né anco all’altre fratture dell’ossa, se
non per l’unita carne che pate. Similmente, le unghie e capelli recidendosi,
non sentiamo doglia, e toccando il sangue che dalla vena
spiccia, anzi li spiriti uscenti, non par che sentano; né anco il
cerebro toccato dal ferro. Dunque, non è vero che tutte le parti
dell’animale, e così quelle del mondo, sentano.
Rispondo per mo quel che ho da esaminare più sotto, che tutte
queste cose sentono; ma all’animale, ch’è lo spirito abitante in

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