Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 63
nelle passioni di qualche membro, che lo spirito e il sangue subito
volano fuori ad aiutare, e nel timore tornan dentro a salvarsi; e
l’un umore combatter l’altro ai medici è noto.
Il medesimo diremo dello sputo e altri umori, la cui passione al
prencipe spirito non arriva; ma si vede che, gettati in terra, pigliano
figura sferica per difendersi dall’aria e altri avversi enti, e si stendono
per congiungersi e confortarsi insieme, come diremo poi. Per
opposta causa, l’osso par che non senta, perché, sendo egli duro,
pochissimo senso tiene e stupidissimo, e, rompendosi, non camina,
per la durezza, il moto e la passione fin al principe. Così, quando
si sega un duro legno, non sente il moto chi tiene con mano il
suo estremo, ma toccando una verga flessibile, subito all’estrema
parte il moto si communica. Talché pate afflizione l’osso rompendosi,
ma più la carne che ha più spirito e sottilezza, e lo senso consiste
nella passibilità, la quale è compagna della sottilezza, e quella
poca afflizione dell’osso non camina; ma che senta si vede, che si
nutrica e aumenta, e non può farsi nutrizione se non tirando a sé il
simile nutrimento: sente dunque il simile suo, poiché lo scerne e tira.
Poi li denti fan manifesta fede, perché sentono il caldo e il freddo
e il sapore senza toccar altro che essi nell’estremo loro; e Galeno
confessò il senso del dente e qualche poco alle altre ossa, alle
quali disse Ippocrate esser nemico il freddo, come a’ nervi e midolla
e cerebro. Et è falso che non senta il cerebro, perché Galeno lo fa
razionale, non che sensitivo, ma cede la sua mollezza alla passione;
però par patir poco, et essendo matarazzo dello spirito, convenia
questo senso ottuso per non affliggerlo sempre.
I nervi sentire nullo nega, altri che Aristotile dicendo che son
terrestri assai; dunque concede senso alle cose aeree e ignee. Et è
vero che fur sodi assai per ritener lo spirito che non esali, e han
poco senso in sé, ma tutto il gran sentire loro viene dall’abitante
spirito. Finalmente sentir i peli non è dubbio, poiché si nutricano
e il simile tirano, e così l’unghie; ma la passione loro non camina
fino allo spirito, perché nel luogo dove si segano son duri, e hanno
ottuso senso che alle seguenti parti loro stesse non va, benché
nel luogo della tagliatura qualche senso di picciolo dolore abbiano,
che a noi si communica come sensazione ordinaria, senza dolore,
sendo il dolore e la voluptà sensazioni più che ordinarie. Ma,
posti al fuoco, fuggono, s’accerchiano e risaltano, patendo assai,
e di capelli vermi farsi s’è visto.