Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 65
non s’assomiglia la virtù senziente, né si può assomigliar senza
informarsi della forma di quella; e così il tatto, per sentire il caldo,
si scalda e del calor la forma piglia, e l’occhio del visibile. E perché
questo par difficile a credere, dice che le forme sono incorporee,
e senza il corpo si ricevono nella potenza senziente, e però
segue al sentire gaudio e piacere, ché la potenza riceve l’atto e forma
sua perfettiva, e si fa così perfetta; talché il sentire esser passione
perfettiva conchiude, e non corrottiva, com’è la generazione
e alterazione degli enti. Onde segue, o che le cose non sentano,
perché sono enti in atto e patiscono corrottiva passione, o che
ci fusse solo qualche senso di tatto, ma non d’altro modo, poiché
non han queste pure potenze, né gli organi informati da quelle.
CAPITOLO 15
Non potersi far senso per informazion perfettiva solo,
come Aristotile disse, né ci esser senso agente,
né il senso pura potenza incorporea, ma ente passibile,
e sentire per mutazione poca e per argomento
Fra tante cose una sola asserisce bene: che non si faccia sensazione
senza che il senziente del sentito similitudine prenda; e già questo
si vede esser azione dell’oggetto, poiché azione altro non è che
diffusione della somiglianza dell’agente. Ma che s’informi di quello
per poterlo sentire, è cosa stolta, perché bisogneria che la forma
dell’oggetto si partisse da quello e venisse ad imprimersi nella
potenza; onde segue che l’agente oggetto restaria informe, come
la materia, o pereria del tutto, e che la potenza senziente, di quello
sendo informata, non potesse ricevere poi altra forma senza distruggersi
ella col suo composto.
Dicono i Peripatetici che vien la somiglianza della forma e non
la forma. Ma Aristotile non dice così, mentre per informazione il
senso fa, come ogni composto, di materia e forma, e dice farsi più
uno del senziente e del sensibile che della materia e della forma.
E pure resta a dire chi produce queste sembianze, e chi le porta,
e sentendone una come potrà più altro sensibile percipere. L’esperienza
poi ripugna, ché, per sentire il fuoco, non bisogna tutta
la forma del fuoco pigliare, ma basta poco esser scaldato. Dunque