Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 77
CAPITOLO 20
La memoria star nello spirito senziente,
e il medesimo sentire e ricordarsi
Queste opinioni in Filosofia ho riprobato a lungo; qui non repeto
se non quel che importa a mostrare che ogni cosa sente, e che
tutte queste anime son varii modi di conoscenza della medesima
virtù, e non anime diverse. Che la memoria sia senso anticipato
detto abbiamo di sopra, perché quelle cose sole ci ricordiamo che
avemo sentito: dunque la medesima virtù sente le spezie e le riserba.
Ma pur dimostro abbiamo che ogni senso si fa per immutazione:
dunque specie non si serbano, ma movimenti; e ciò si vede
che quando ci ricordiamo di cosa dolorosa e nauseosa o allegra
che abbiamo sentito, si rinnova in noi l’allegrezza o la nausea
e il dolore nel medesimo modo, ma non così fortemente, perché
l’oggetto non è presente, ma solo come cicatrice è rimasto. Però
mai non si ricorda l’animale se non quando vede una cosa simile
a quella, perché viene a patire similmente. E quante sono le similitudini
tanti sono i ricordi; cioè similitudini di sostanza, di tempo,
di luogo, di azione, di figura, di temperie, d’operazione, d’accidente.
Similitudine di differenza e similitudine di similitudine si
trova. Dunque il senso riceve la passione e nel senso si sveglia e rinova,
cioè nel spirito senziente; e questa rinovazione è memoria.
Vero è che molti animali hanno più senso che memoria, e così
tra gli uomini, e son quelli che hanno lo spirito sottile assai e caldo,
li quali subito percipeno la passione d’ogni cosa; ma quel moto
non resta, perché continuamente esala lo spirito fuori, come la
vampa della candela, e quel che intende o sente non ha tempo di
comunicarlo all’altro spirito suo successore che pur di sangue e
d’aria e di vapore fassi continuamente, talché i moti suoi con lui
svaniscono. E questo è manifesto ne’ frenetici: scaldato il cerebro
si perde la memoria; e molti per gran infirmità perdono tutta la
scienza, perché la gran passione occupa le passioni picciole, e lo
spirito, esalando, a quel ch’egli genera non comunica se non la
passione maggiore, talché in successo di tempo si scorda d’ogni
cosa; e pur i vecchi si scordano de facile per il troppo attenuato