Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 82
«è monaco»; e poi più, dico: «è fra Pietro». Dunque, l’intendere
è senso lontano e confuso, e il senso è intendere vicino. Ecco i fanciulli,
perché non sono avvezzi a distinguere le particolarità quando,
secondo i Peripatetici, non hanno manco uso d’intelletto, appellano
ogni uomo padre e ogni femina madre, perché l’universale
a loro è noto che più in più li muove. Così il cane, vedendo un
uomo di lontano, latra contro lui, perché lo conosce come uomo
in universale; poi più vicino conosce quello essere il suo padrone,
e non grida più, ma l’accarezza con la coda. E Aristotile nel secondo
della Posteriora, volendo insegnare d’onde nasce la scienza
degli universali, dice che dal senso viene, perché il medesimo
senso vede Pietro e Pietro uomo.
Però gran stultizia è credere che la scienza consista nel sapere
gli universali. Che saprò io se intendo che Pietro è uomo animal
razionale, mentre non intendo le sue qualità o proprietà minutamente?
Vero è, ch’essendo impossibile conoscere tutti gl’individui,
per mancamento fa bisogno imparar le scienze in universale
e in confuso; ma Dio sa le minutissime particolarità d’ogni cosa, e
questa è vera, certa sapienza. Ma la medicina per il bisogno n’avvisa,
che non basta saper che febre è questa, ma quando, come assale,
e la complessione dell’infermo particolare, e del morbo, e del
medicamento, non in comune, cioè del reubarbaro, ma di questo
reubarbaro che si ha da dare, mo alla tal ora. Saria però la scienza
assai poca, di questa via, e però caminiamo con gli universali,
per le similitudini comuni, come li fanciulli, per forza, non per elezione.
Mala è la comparazione del gran sensibile al gran intelligibile,
perché si deve comparare il picciolo sensibile al gran sensibile,
perché il senso è passione del presente oggetto, l’intelletto è
dell’assente. Però quanto più l’assente senti, molto più il presente
sei atto a sentire, e chi di due miglia conosce l’uomo, più lo conoscerà
d’uno; e chi può mirar un ago, più può un palo.
Dunque, se il picciolo e men sensibile si sente, molto più il
grande, e così al riverso l’intelletto si deve comparare; che, se intende
l’animal più universale, molto più intende poi l’uomo che è
manco universale e più sensibile; e se intende gli angeli lontani dal
senso e più intelligibili, intenderà meglio gli augelli manco intelligibili.
È l’istesso dunque nel senso e nell’intelletto.