Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 84
finito. E dove vanno dopo morte, poiché Aristotile nega paradiso
e inferno? O bisogna dire che trasmigrino di corpo in corpo
come Pitagora, il che Aristotile ha reprobato. Di più, seguirà
che, uno intendendo una cosa, tutti l’intenderiano per l’unità dell’intelletto.
Ma Averroè dice che abbiamo diversa cogitativa, cosa che non
pone Aristotile. Ma da ciò segue che noi per la cogitativa e non
per l’intelletto intendiamo; e s’egli intende, non intendemo noi;
ma le spezie del nostro senso servono a lui per intenderle da sé, e
noi saremo oggetto, non soggetto d’intendimento. E più, come
quest’anima pure non entra alli bruti, se sta nella sfera dell’aria? e
come Aristotile non parlò di lei parlando degli altri motori astratti?
e se non informa, non sarà uomo l’uomo per lei, poich’essi
dalla forma asseriscono l’essere. E come l’anima nostra non si ricorda
aver assistito agli altri corpi de’ morti s’ella a tutti è una?
Se ha perduto gli oggetti, non può aver perduto le forme ch’essa
prese, perché si fa più uno il composto dall’intelletto e intelligibile
che dalla materia e dalla forma, secondo loro. E se la perdette,
patì d’una corrutela, perché questo è perdere la forma. Ma cosa
immortale come può perdere ed obliare? o qual fato la costringe
ad entrare alli altri uomini nascenti, e perdere la scienza che aveva
innanzi e li suoi perfettivi oggetti, delli quali gode e si beatifica
secondo il loro parere?
Concludiamo, dunque, che non dall’intendere l’universale si
conosce l’intelletto astratto e immortale. E Aristotile con suoi s’accorse
che anco il particolare s’intende, quando alli particolari comanda
l’anima e opera, onde disse poi esserci un altro intelletto,
che appella pratico, che li particolari conosce dalli universali che
lo speculativo intelletto conobbe. Ma sappiamo noi che questi intelletti
sono una sostanza, la quale dall’universale al particolare camina
e dal particolare all’universale; e il medesimo avviene al senso,
che dall’aver patito da un fuoco tutti fuochi schifa, e dal sapere
che il fuoco brugia stima l’istesso d’ogni particolare fuoco. E
far due intelletti, l’uno che senta in che son simili le cose, e l’altro
in che son parziali e differenti, è finta vanità. Il senso che vede
molte ova per la somiglianza l’intende come uno; ma la gallinara