Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 28

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lezione d’arte militare, e fanno sempre leggere l’istorie di Cesare,
d’Alessandro, di Scipione e d’Annibale, e poi dànno il
giudizio loro quasi tutti, dicendo: Qui fecero bene, qui male;
e poi risponde il mastro e determina.Ospitalario. Con chi fan le guerre? e per che causa, se son
tanto felici?
Genovese. Se mai non avessero guerra, pure s’esercitano
all’arte di guerra e alla caccia per non impoltronire e per quel
che potria succedere. Di più, vi son quattro regi nell’isola, li
quali han grande invidia della felicità loro, perché li popoli
desiderariano vivere come questi Solari, e volriano star più
soggetti ad essi, che non a’ proprii regi. Onde spesso loro
è mossa guerra, sotto color d’usurpar confini e di viver empiamente,
perché non sequeno le superstizioni di Gentili, né
dell’altri Bragmani; e spesso li fan guerra, come ribelli che
prima erano soggetti. E con tutto questo perdono sempre.Or
essi Solari, subito che patiscono preda, insulto o altro disonore,
o son travagliati l’amici loro, o pure son chiamati
d’alcune città tiranneggiate come liberatori, essi si mettono a
consiglio, e prima s’inginocchiano a Dio e pregano che li faccia
ben consigliarsi, poi s’esamina il merito del negozio, e così
si bandisce la guerra. Mandano un sacerdote detto il Forense:
costui dimanda a’ nemici che rendano il tolto o lascino la tirannia;
e se quelli negano, li bandiscono la guerra, chiamando
Dio delle vendette in testimonio contra chi ha il torto; e si
quelli prolungano il negozio, non li dànno tempo, si è re, più
d’un’ora, si è republica, tre ore a deliberar la risposta, per non
esser burlati; e così si piglia la guerra, se quelli son contumaci
alla ragione. Ma dopo ch’è pigliata, ogni cosa esequisce il locotenente
del Potestà; ed esso comanda senza consiglio

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