Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 53

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Finalmente {i Solari} dicono ch’è felice il cristiano, che si contenta
di credere che sia avvenuto per il peccato d’Adamo tanto
scompiglio, e credeno che dai padri a’ figli corre il male più
della pena che della colpa. Ma dai figli al padre torna la
colpa, perché trascurâro la generazione, la fecero fuor di tempo
e luoco, in peccato, e senza scelta di genitori, e trascurâro
l’educazione, ché mal l’indottrinâro. Però essi attendeno assai
a questi dui punti, generazione ed educazione; e dicono che la
pena e la colpa redonda alla città, tanto de’ figli, quanto de’
padri; però non si vedeno bene e par che il mondo si regga a
caso. Ma chi mira la costruzione del mondo, l’anatomia
dell’uomo (come essi fan de’ condennati a morte, anatomizzandoli)
e delle bestie e delle piante, e gli usi delle parti e
particelle loro, è forzato a confessare la providenza di Dio ad
alta voce. Però si deve l’uomo molto dedicare alla vera religione,
e onorar l’autor suo; e questo non può ben fare chi
non investiga l’opere sue e non attende a ben filosofare, e chi
non osserva le sue leggi sante:
Quel che non vuoi per te non far ad altri,
e quel che vuoi per te fa tu il medesimo.

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