Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 240
altro)? «Bella cosa è a conoscere, disse il Senno,
a chi considera, che 'l calore e 'l freddo, diffondendosi da
i due elementi l’un contra l’altro, da sé stessi agendo contra
sé stessi non intendono altro che moltiplicar la natura, di
cui come attivi principij diffusivi sono.» Però qualunque
si sia grado di caldo si scema et s'augumenta senza termini,
ma per quasi infiniti flussi senza certi punti et gradi, benché
noi per far dottrina ne significhiamo tanti quanti sono li
spiriti e temperamenti delle cose. Di più ogni grado in
qualunque materia inestato cerca quella assottigliare, et
poi sù tirarla ad augumento del cielo; et però non mai dov'egli
s'appicca star vuole nella terra, ma sempre
sù contende gire con la preda della materia per fuggire
l’inimico, e godere a canto il suo natural fuoco celeste
d'ond'ei viene. Perché tutti i fuochi venir dal sole dentro
alle pietre e dentro alle piante (d'onde per fregamento si
cava, eccitando il calor sopito dentro la densità e donandoli
forza d'agere et manifestarsi, come anche il fuoco ne i
specchi dalla luce solare unita si fa), et in dentro la terra
generati non altronde che dal sole poter venire (che rinchiuso
si moltiplica et incende), si veggono. Né mai di
questa sua origine il calor si dimentica, onde sempre in cielo