Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 403
contrarij, non son questo (cioè, contrarij) nella conoscenza. Ma
se 'l senso non li sente come contrarij, dunque non li giudicarìa contrarij,
come fa. Di più ogni un si sente dal freddo raffredare e
dal caldo scaldare; adunque nel senso sono contrarij, dove il
bianco disgrega, il negro congrega la vista. Donde Afrodiseo nega
poi sé stesso et Aristotele. Questi inconvenienti a noi non seguono,
lo spirito corporeo ponendo sensiente non per informazione, cioè
che pigli la forma del bianco e del nero, del freddo e del
caldo, come elli dicono, ma per immutazione; né bisogna che lo
spirito tutto si faccia freddo per sentir il freddo, ma che poca sua
particella si raffreddi alquanto; onde giudica poi il resto della
forza del freddo. Il senso dunque non è pura potenza che riceve
ogni forma, ma atto, ente sottile mutabile a ogni maniera facilmente.
k. Il Telesio pensò che la vista si facesse nell’humor vitreo, e
ch'el cristallino fosse sì flussuoso per crescer la luce e trasmandarla
- dopo che in lui sia fatta - con un'altra piramide inversa dentro
al vitreo, sì che le parti sinistre destre, le superiori inferiori si
faccino; e fatta una base dentro al vitreo, dove sono i nervi ottici,
si rivolga in fuori e rifaccia nel cristallino un cono, per il quale
poi le parti destre sinistre, le superiori inferiori si veggano nello
specchio come son presentate, perché la destra nostra sinistra si vede.
Io ho detto che il cristallino è cavo alquanto per unir la luce; et