Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 101

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mostrando la sua ruvina quia non cognovit tempus visitationis suae. E
non lassò atto, né segno profetato del Messia, che egli non facesse.
Egli disse che era figliolo di Dio, ma di ciò più era calunniato, et
lamentandosi i prencipi, che non riprendeva li fanciulli che l’appellavano
re et Messia, rispose che era vero, An non legistis ex ore infantium
etc. Et si tacebunt hi, lapides clamabunt. Dunque s’ingannano
questi, che dicono che Christo non accettò il regno del Messia,
anzi l’accettò, et entrò con trionfo, e regno in temporale e spirituale
sopra quelli che receperunt eum, et dedit eis potestatem filios Dei fieri.
Et però gridaro: Fecisti nos Deo nostro regnum, et sacerdotes. Ecco
pontificato e reame in Christo, e nella Chiesa. Ma doppo morendo
confirmò il testamento, et hebbe dal padre potestà plenaria in cielo
et in terra, e quella lassò a Pietro. E ben quando entrò in Chiesa, e
con flagello di funi scacciò i venditori et compratori, doppo che
andò con quel trionfo in Gerosolima, mostrò l’uso del regno pur
temporale. E benché dica il Soto, che questo è atto di sacerdotio,
meglio dicono li canonisti, che sia atto di prencipe temporale.
Perché invero al sacerdote solo con essortationi conviene scacciare, e
non usar forza di mano, che questa è temporale commune a tutti i
prencipi.
E qui si vede pur l’uso del gladio è purgar la Chiesa. Et sendo
dimandato: In qua potestate haec facis, egli portò il testimonio del
Battista, a cui dovean credere, che era egli Messia, e potea farlo.
Al terzo rispondo che disse a Pilato che era re, ma non de hoc
mundo
. Non però segue: dunque non temporale; ma volle dire non
fatto re al modo humano, ma divino. Dal che segue che, sendo in
maggior ius di regno, dovea nell’uno, cioè spirituale, regnare e, per
conseguenza, nel temporale: qui potest in maius, potest in minus,
dicono i filosofi. E san Paolo: Si angelos iudicabimus, quanto magis
ista secularia
. Poi Christo soggiunse: Si regnum meum esset de hoc
mundo, ministri mei decertarent pro me
, quasi dicendo, che egli
non era venuto al modo humano per farsi re con armi, ma per merito
e virtù, riscattandoci con il proprio sangue; il che fatto, entrava
nel ius del dominio. Quel che disse doppo morte: Data est mihi
omnis potestas in caelo, et in terra
, li prencipi humani se potessero

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