Tommaso Campanella, Monarchia del Messia, p. 135

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omni creaturae. Dunque non per le raggioni di Baldo, né di
Bartolo, né dell’Ostiense; ma solo in quanto defensore può in ogni
loco, come braccio del corpo di Christo principale. Ma sendo egli
diminuito, ogni altro prencipe può, dove dalla Chiesa è authorizato;
e però il re di Spagna col braccio del Messia piglia il mondo novo, in
cui nullum ius possiede, se non in quanto defensore della fede evangelica
e dilatatore del Vangelo di Christo, come diremo appresso.
Talché si vede ogni cosa da un capo del corpo christiano dependere
de iure. E beati li christiani, quando s’intenderà et esseguirà questo,
che cessaranno le guerre tra loro, scisme, heresie, pesti e perdite di
Stato, e le paure d’infedeli, ma perché la dottrina di Christo è trascurata,
tutto va di male in peggio.
Quel canone Duo sunt, et Cum ventum est ad verum, che dividono
le potestà e dicono che il diavolo introdusse l’unità del sacerdotio
col regno innanti a Christo fuorché in Melchisedech, non pregiudicano
al regno del Messia, che è Melchisedech. E voglion che il
laico non debba usurpare il pontificato, ma non che il pontefice non
possa giudicare del laico imperio. Et è vero che il diavolo tra li prencipi
violenti ha unito il sacerdotio, per esser meglio servito il demonio
nell’idolatria da Sacerdote Prencipe, e perché emulò haver l’honor
come Dio anche nel regno naturale, pur unìo il sacerdotio per
sua gloria, ma non nega che naturalmente non possa esser Re e
Sacerdote; et tutto il pensiero di quei papi era che l’imperatore non
usurpasse le raggioni pontificali, come haveva avanti Costantino, ma
non di negare il ius naturale antichissimo in Adamo, Noè, Abramo,
Moisè, Samuel, Matathia, Giuda, et altri prencipi e sacerdoti insieme,
e non dal diavolo, ma da Dio ut supra. Dicon anche che il papa
non s’intrometta al governo secolare, et che osservi le leggi imperiali
nel temporale, non perché non possa, ma perché gli uffici delle
membra non si confondino, e s’aiutino l’uno l’altro, ma sempre sta
al capo la raggione sopra tutte le membra et operationi del corpo del
christianesmo.
Se fusse incompossibile questa unione non potriano i papi tener
dominio temporale, ma si è visto che per stabilità della potestà apostolica
è necessario haverlo. Dunque gran servitio è il donare alle
Chiese, cioè accumunare, perché a questo miraro gli apostoli, e così
ha da essere, che tutto torni in communità, come fu in lege naturae.

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