Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 182
Ma se un solo congiura per torre lo stato a qualche principe, e fa
che i suoi seguaci credano che voglia altro fare, e fra questo si forza a
legarseli con amore, costui vincerà certo, e però la congiura di Cesare
contro la patria per insignorirsi fu con sé solo, dicendo spesso da che
era fanciullo: Si violandum est ius, regnandi causa violandum est. E si fece
fondamento nella religione e negli animi de’ soldati, e poi scoperse il
disegno sotto altro pretesto. Ma Catilina, che fece la medesima
congiura, la comunicò in tutto con altri, <senza farsi fondamenti per
molto tempo prima>. E però rovinò, e fu esempio a Cesare di non
rovinare, facendo la medesima congiura con modo accorto.
Il Re dunque deve mirare gli animi de popoli e servi mal contenti,
e gli andamenti, e vedere di contentarli, e premiare alcuno dei seguaci
di chi prevale, per spiare l’andamento di quello, ma secretamente
senza dar sospizione. E quando li vien detto che congiurano molti
mesi avanti alcuni, e apertamente, se ne deve burlare, perché quelli o
sono pazzi, o non ne sanno, o vero gli accusatori sono falsarii, che per
aggraziarsi con il Re fingono tante cose, come Perseo finse di Demetrio
che avesse congiurato contra il padre Filippo re di Macedonia, e al
tempo di Tiberio e Nerone ogni giorno c’erano accuse di congiure
false, e i principi si metton in sospetto e i popoli anco a questo modo,
e ne nasce più male, ché o lo fanno dadovero o moreno innocentemente,
e il Re si causa odio o mala fama. Anzi deve dissimularle
quando fossero vere e non fossero provate, se non toccano la