Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 184

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religione, perché si dichiara buono, e indegno di aver congiura contra,
e s’obbliga più i popoli, e i congiurati da se stessi si allontanaranno da
tal opinione. Ma infamare un paese di rebellione o congiuraè peggio,
se non è provatissima, perché i populi pensano a mutare stato,
temendo dell’infamia, e i nemici ad entrare per questa via, come
spesso in Fiandra si è visto, e in Francia.
E se bene si cava qualche utile, perché con tale occasione si mette
la briglia più stretta al popolo, onde Cosimo meglio dominò Fiorenza
dopo la congiura che prima, e prese occasione di non serbare le capitulazioni
per tal congiura, e il Re nostro ha frenato gli Aragonesi sotto
pretesto d’aver conspirato con Antonio Perez, pure sono più li mali
che il bene, perché queste cose, cioè di unirsi meglio il principato ed
assicurarsi, le può fare con amore e con benefici al popolo fatti, e
toglierà i predetti mali del sospetto.
Di più, con il tempo i popoli e i figli loro si ricordano di tal
depressione fatta per tal rumore di rebellione, e con ogni occasione e
aiuto forastiero si sollevano, e in vero non si sfugge la congiura, ma si
differisce con tal arte. E però Nerone nella prima congiura usando di
cavar utile a sé e danno al popolo, non sfuggì, ma dilatò la congiura,
e poi con più cautela i senatori contra lui cospiraro; e così contra
Tiberio e altri scelerati. Ma se questo avviene, deve poi con beneficii e
non con maleficii scancellare la memoria di tal ribellione, mettendogli
la briglia con tal causa, e poi donandoli a mangiare cose dolci. Però la
bontà del Prencipe sempre domina meglio che l’astuzia in ogni modo.
Vero è che quando nella congiura entra novità di religione, è pericolosissima,
o quando entra qualche predicante

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