Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 338

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XXXI
Dell’altro emisfero,
cioè del Mondo novo

La mirabile invenzione del Mondo nuovo, toccata da santa Brigida
e chiaramente predetta da Seneca in Medea a punto con quei
modi e nomi che si ritrovò, secondo dalle Sibille avea inteso, ha fatto
maravigliare il nostro emisfero tutto. Poiché si credevano i filosofi
altri che quella parte fosse tutta acqua, come Senofane; altri che non
vi fosse mondo sopra cui il sol giri, come sant’Agostino e Lattanzio
Firmiano; altri che non vi fosse gente, ma il paradiso terrestre, come
Dante; altri dubitaro, come Aristotele; altri l’asseriro, come Platone e
con lui Origene. Laonde la Monarchia spagnola resta ammirabile e
mostra grande ardire e dignità, massime avendo domati tanti mari e
girato il mondo tutto attorno in poco tempo, con più arte e ardire che
non fecero i Tirii, Cartaginesi e Salomone, che per mandar dal mar
Rosso in Goa e alla Taprobana, stava tre anni a ritornare la sua
armata, cosa che in tre mesi i nostri fanno oggidì. Sì che, quantunque
la distanza de paesi renda debole la Monarchia, la maravigliosa navigazione
abbreviata e li altri

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