Tommaso Campanella, Monarchia di Spagna, p. 82
senza disciplina i disciplinati, né in casa strana i paesani: de quibus
alias, etc.
Di più, la timidità deve essere sempre assente da lui, ma mostrare
di temere che non avvenga male alla religione e alli popoli grandemente.
Però nell’imprese si deve fortissimo mostrare e audace, sempre
però con ragione, e dare animo alli suoi in tutto. {Il Re} Non deve però mostrar
mai d’essere sospetto della virtù di alcuno, perché si mostra vile,
onde i popoli è meglio armarli che disarmarli, acciò non si rebellino,
perché se tu li governi bene, l’armi adopreranno per te; se male, essi si
faranno fuorusciti contra te, e troveranno armi, e sarà peggio, come
David contra Saul, che della virtù di quello sospettò.
Inoltre, quando sospetti d’un grande, devi con specie d’onore trasmandarlo
ad altro paese, come Ferdinando d’Aragona fece tirando il
gran Capitano da Napoli, dove potea insignorirsi, in Spagna, dove
non potea. Ma non si devono avvilire poi questi uomini grandi, perché
fanno il principe odioso, e di puochi amici di valore, ma adoperarli
altrove con più sicurtà, come fu Belisario da Giustiniano in Persia
mandato da Italia, ove avea vinto ed era amato.
L’ira del Re deve essere temperata e non mostrarsi subita, come
quella d’Alessandro Magno contro i suoi savii e capitani, perché sarà
avvelenato com’egli fu, e i popoli si scompigliano e fuggono, e lo
stato s’abbassa, come avvenne a Teodorico primo re di Ravenna, e
Valentiniano ne morì per questo.