Tommaso Campanella, Aforismi politici, p. 103
son segno di mal governo; però ottima è quella di
Cristo Giesù.
Leges docentes, punientes.
39. Il primo guardiano delle leggi deve esser l’onore di
chi l’osserva; il secondo, l’amore dell’utile che viene all’osservatore;
il terzo, il timore della pena di chi non l’osserva.
Chi mette le leggi in guardia per contrario ordine, malamente
le mette, e chi non vi mette tutte quelle tre guardie
è mal legislatore, cioè o ingannator o tiranno, e chi le pone
tutte, in questo e nell’altro secolo è divinissimo.
Custodia legis: studium honoris, studium rei, metus poenae.
40. Le leggi deono mettere l’equalità, nutrice della republica,
togliere l’inequalità consumatrice, perché:
Æqualitas inter cives, legum fructus.
41. I troppo poveri sono rapaci, et insidiosi, e spergiuri.
I troppo ricchi superbi e lussuriosi. I troppo ignoranti ruinosi.
I troppo astuti variabilissimi. Però Firenze fu la più
variabile republica del mondo per l’ingegni sottili; Venezia
la più stabile per l’ingegni grossi e temperati.
Paupertas nimia. Divitiae nimiae. Ignorantia et imperitia
nimia. Astutia nimia.
42. La consuetudine buona è legge che più serba la republica
che essa legge, onde in Roma madre della republiche