Tommaso Campanella, Aforismi politici, p. 104
cinque consuetudini fecero la sua grandezza: primo, le ricchezze
publiche; secondo, la povertà privata; terzo, fuori
l’imperio giusto; quarto, dentro l’animo libero in consultare;
quinto, non suggetto a cupidigia e paura.
Tutte queste parti come leggi osserva Venezia, eccetto che
è soggetta a paura, non nel consigliare, ma esterna, per
diffetto della milizia.
Per diffetto della prima e seconda gli Genoesi non sono
padroni del mare e del Mondo Nuovo, e per mancamento
della quinta servono a’ strani. Per diffetto della terza i
Francesi mai fondano ben imperio fuori di Francia, et
in ciò peccano ancora i Spagnuoli, dominando con severità
e cerimonie, non considerando i costumi del paese, ut in
Flandria dux Albae. Per diffetto della quarta e quinta mancò
la republica di Fiorenza.
Consuedo. Publicae divitiae. Privata paupertas. Imperium
iustum. Animus liber in consulendo. Animus nec cupiditati
nec timori subiectus.
43. Alli settentrionali per natura feroci non conviene imperio
stretto, ma licenzioso, perché a pena di republica comportano
il peso. Però quivi anarchie, republiche e principati
solo per elezione per lo più si fanno, come i Tartari,
i Moscoviti, i Poloni, i Svecii, i Germani e gli Svizzeri
mostrano.
E se c’è per successione re, come negli altri per elezione,
vive essigendo pochi tributi, con molta licenza del popolo
e poca potenza sua, benché, doppo il culto Romano a essi
entrato, vissuto sien più alquanto severamente.
Populi septentrionales.