Tommaso Campanella, Aforismi politici, p. 126
et Onorio; però il Turco primogenito ammazza i fratelli,
perché non si divida l’imperio. O perché il figlio del
re è piccolo e contemnendo, come il figlio di Scanderbego,
e d’Antioco, e di Alessandro Magno, e del penultimo duca
Sforza di Milano, che tutti a’ zii et a’ tutori e strani soggiacquero
e perdettero. E per provedere a tutti questi mali
si trovò di farsi i regnatori boni per elezione, se bene non
troppo acquistano poi, sapendo che a’ figli non resta l’acquistato,
se non son più che buoni amanti del pubblico;
ma si deve etc.
105. La elezione del gran signore, se sarà fatta da soldati
è pericolosa e scismatica, perché altri ad altro son tratti,
e son gente grossa, e miran a chi li dona in presente e non
al ben pubblico, come avvenne a tempo di Galba, Vitellio
e Vespasiano et Ottone.
106. Se l’elezione sarà fatta dal popolo tutto è pericolosa,
perché questo non conosce la bizzarria delli tiranni occulti,
e s’inganna, e dagli oratori è tirato sempre dove lor piace,
e non s’accordano, e sempre mutano. Onde Firenze ha patito
infiniti mali da questa elezione popolare, massime quando
non si fidano ai nobili e chiamano forastieri, come chiamaro
il Duca d’Atene e furo divorati.
107. Se l’elezione sarà del senato, non si deve ogni forastiero
e straniero dal senato eleggere, perché sarà inesperto
et ignaro spesso, come fu Celestino Quinto, ch’ognuno vorrà
dominarlo. Dunque si deve dal senato eleggere un uomo
del senato, esperto nei governi bassi, come si fa il Papa dai
Cardinali divinamente.
108. Se l’elezione patisce scisma e sedia vacante, pure può