Tommaso Campanella, Aforismi politici, p. 140
Mutationes popularum rerumpublicarum et remedia:
142. La republica di tutti popolari ha le medesime cause
di mancamento, e di più può mancare mentre la plebe ignara
governa e non s’accordano mai, perché non a senno, ma
a caso consigliano, e per questo ogni tal republica ha il
senato di migliori, i quali provedono alli accidenti et alle
leggi et alla dottrina del popolo, perché non lo facciano
ingannar da strani né da bizzarri del popolo.
143. O perché non s’accordano tutti nell’elezione d’uno,
per esser assai, e si scompigliano. Rimedio è cavar a sorte
tanti elettori per famiglia e per terra o villa, overo per
elezione, e quelli al parlamento soli intervenire.
144. O perché in parlamento chi ha meglior lingua inganna
e si fa eligere essendo tristo. Rimedio è che le cause
civili siano giudicate da ciascun capo di strada posto per
arbitro da quelli della medesima arte, come fanno i Svizzeri
e Grigioni, e le criminali dagl’ufficiali communi in
ogni terra eletti dal popolo ad tempus; e le cause di stato
siano trattate dal senato in modo che li eletti del popolo
sappino il tutto, o almeno quel popolo che è capo d’imperio,
come era l’Atenese e ’l Romano; et i governatori di
provinzie, sendo proposti li più boni del popolo, cavargli
a sorti di quei boni imbussolati.
145. O perché i troppo poveri del popolo si cerchino d’arricchire
con l’ufficii, e gli troppo ricchi tiranneggiano. Rimedio
è che non partecipi al governo chi non ha cento docati
di rendita, né chi ha più di trecento, o che si chiami
potestà forestiere, come fa Firenze, ma questo argumenta
poco buon temperamento dei suoi a rovina.
146. O alcun pascendo il popolo accaptiva gl’animi e s’insignorisce.