Tommaso Campanella, Ateismo trionfato, p. 129

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il pullaro dicea che non fecero i pulli il trepudio, non entravano
a guerregiare. {i Romani} Tutto faceano secondo gl’auguri et auruspici,
e lo medesimo usa il Turco con suoi muftì, et ogni natione
a suoi religiosi obbedisce, talché è grande stoltitia del
Macchiavello pensar che la religione sia arte di stato, e non
naturale riverenza di Dio, a cui ognun si inchina.
Così come a quelli che dicono haver la patente del re, o
falsa o vera che l’abbia, se non potemo accertarli, portiamo
lor riverenza et obedimo: così a falsi sacerdoti quel natural
timore del re Dio, o con patente vera o falsa, che fingon esser
mandati da lui, naturalmente obedimo. Vedi quanto fece
Macone con questa patente falsa.
Si burla il Macchiavello poi delli profeti, e di Christo
per consequenza, dicendo che dovean alli credenti loro metter
l’armi in mano, e così haverian vinto e non perduto la
vita. Et io dico che con l’armi in mano molti perdettero pur
la vita, come Ciro, Asdrubale, fra Dolcino, Giovanni Leidense,
e pur non han fatto cosa durabile e gloriosa a loro per
sempre, e chi non perdé la vita, pur non feo la millesima parte
di quel che feciono li profeti anche in gloria di questo mondo.
Se l’huomo avesse sempre a vivere non sendo ucciso, saria di
qualche apparenza il suo argumento, ma tutti morimo. Dunque

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