Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 43

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cinque testimoni a convincere; se non, si libera col giuramento
il reo. Ma se due altre volte è accusato da dui o tre testimoni,
al doppio paga la pena.
Le leggi son pochissime, tutte scritte in una tavola di
rame alla porta del tempio, cioè nelle colonne, nelle quali ci
son scritte tutte le quiddità delle cose in breve: che cosa è
Dio, che cosa è angelo, che cosa è mondo, stella, uomo, ecc.,
con gran sale, e d’ogni virtù la diffinizione. E li giudici d’ogni
virtù hanno la sedia in quel luoco, quando giudicano, e dicono:
- Ecco, tu peccasti contra questa diffinizione: leggi -; e
così poi lo condanna o d’ingratitudine o di pigrizia o d’ignoranza;
e le condanne son certe vere medicine, più che pene, e
di soavità grande.
Ospitalario. Or dire ti bisogna delli sacerdoti e sacrifizi e
credenza loro.
Genovese. Sommo sacerdoteè Sole; e tutti gli offiziali son
sacerdoti, parlando delli capi, e offizio loro è purgar le conscienze.
Talché tutti si confessano a quelli, ed essi imparano
che sorte di peccati regnano.E si confessano alli tre maggiori
tanto li peccati proprii, quanto li strani in genere, senza nominare
li peccatori, e li tre poi si confessano al Sole. Il quale
conosce che sorti di errori corrono e sovviene alli bisogni della
città e fa a Dio sacrifizio e orazioni, a cui esso confessa li
peccati suoi e di tutto il popolo publicamente in su l’altare,
ogni volta che sia necessario per amendarli, senza nominar
alcuno. E così assolve il popolo, ammonendo che si guardi
di quelli errori, e confessa i suoi in publico e poi fa sacrifizio
a Dio, che voglia assolvere tutta la città e ammaestrarla e difenderla.

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