Tommaso Campanella, La Città del Sole, p. 51
certi; ma assai ragionevole pare che sia il cielo e i luochi sotterranei.
Stanno anche molto curiosi di sapere se queste pene
sono eterne o no. Di più son certi che vi siano angeli buoni e
tristi, come avviene tra gli uomini, ma quel che sarà di loro
aspettano avviso dal cielo. Stanno in dubbio se ci siano altri
mondi fuori di questo, ma stimano pazzia dir che non ci sia
niente, perché il niente né dentro né fuori del mondo è, e
Dio, infinito ente, non comporta il niente seco.
{I Solari} Fanno metafisici princìpi delle cose l’ente, ch’è Dio, e ’l
niente, ch’è il mancamento d’essere, come condizione senza
cui nulla si fa, perché non se faria si fosse: dunque non era
quel che si fa. Dal correre al niente nasce il male e ’l peccato;
però il peccatore si dice annichilarsi e il peccato ha causa
deficiente, non efficiente. La deficienza è il medesimo
che mancanza, cioè o di potere o di sapere o di volere, e in
questo ultimo metteno il peccato. Perché chi può e sa ben
fare, deve volere, perché la volontà nasce da loro, ma non e
contra. Qui ti stupisci ch’adorano Dio in Trinitate, dicendo
ch’è somma Possanza, da cui procede somma Sapienza, e
d’essi entrambi, sommo Amore. Ma non conosceno le persone
distinte e nominate al modo nostro, perché non ebbero
revelazione, ma sanno ch’in Dio ci è processione e relazione
di sé a sé; e così tutte cose compongono di possanza, sapienza
e amore, in quanto han l’essere; d’impotenza, insipienza e disamore,
in quanto pendeno dal non essere. E per quelle meritano,
per queste peccano, o di peccato di natura nelli primi
o d’arte in tutti tre. E così la natura particolare pecca nel far
i mostri per impotenza o ignoranza. Ma tutte queste cose son