Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 105

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per quella fede che Cristo li rende unanimi e li fa
operare e meritare a guisa di lor capo, i quali
imitano altri poi della medesima massa che il
dono della efficacia speciale non ricevono, si chiudono
gli occhi a quel lume della grazia sufficiente,
a tutti comune, che con libertà l’abusiamo mal
oprando si come sono anteviste, all’inferno, che
da se perciò procurano, peverranno; perchè la
loro ragionevole anima ha due consiglieri, l’uno
ch’è la grazia di Cristo che batte sempre alla
porta per entrare, l’altro la concupiscenza che
Adamo ci ha sciolto peccando, e Dio ci lascia
per esercizio e occasione di meritare più. Ha più
inteso questo consigliere malvagio che il buono
per la sua libertà, la quale sendoli data a fin di
bene, l’usò in male, disprezzando quel che Dio
pose in lui di grazia, e l’Angelo Custode che è il
lume di se medesima, ragion la quale, come dice
San Crisostomo, per natura d’Iddio in se ritratta,
odia li vizï, e la virtù ama e ammira, il che in
tutti gli uomini e ne’ fanciulli non isviati dietro
a mal esempio, si vede.

Giul. E questa è la sentenza della chiesa; dite
adesso quella de’ settari.
Giac. Dicono costoro che Iddio, innanzi al peccato,
non della massa infetta di Adamo, ma di
quella innocente massa ch’egli creò, avesse voluto
che alcuni pochi si salvassero e molti si dannassero,
e per darli l’occasione di peccare, li avesse
data la legge che non mangiasse il pomo, acciò
che egli poi con giustizia potesse condannare all’inferno,
secondo che ab eterno aveva pensato
di fare per suo gusto. Pertanto peccando Adamo,
tutti alla dannazione appartevano, ma Cristo
venne a salvare quei pochi predestinati, quali
furo gli Apostoli e alcuni altri Santi, perchè molti
de’ santi dicono esser salvi, e essi anche luterani
e calvinisti, i quali certo si pregiano senza ben
oprare salvarsi. Dio deve a lor eletti l’efficace
grazia ed essi imputano a salute li meriti di Dio;

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