Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 145

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quando in verità essi stessi ne sono cagione e i
dei accusano e disfogano del male. Conobbe Omero
che naturalmente e per ragion di stato questa
vera credenza si deve avere: dice Giove nel conc.
a’ Dei

O grande sceleranza de’ mortali,
Che accusan noi divinità superne
Come cagione e fonte de’ lor mali;
Quand’elli, contro ’l fato dell’eterne
Nostre deità periscon procacciando
Mali a se stessi da lor voglie interne.


Giul. Santamente certo: ma s’io fussi in luogo
sicuro con questi luterani, gli darei mille bastonate
e ingiurie e poi direi che non debbo esser
punito perchè non ho libertà di fare altrimenti,
perchè Dio che in me opera il male, me l’ha fatto
fare; dippiù direi che non mi sento di ciò aver
lutto, perchè il sentirsi e dolersi del male è peccato
secondo Lutero.

Ger. Credo che per necessità ammetta il poter
bene e male nella politica; altrimenti dar legge
non potrebbono.

Giac. Molte volte si è detto che non vivemo
secondo credemo, che la lor politica d’antiche lor
leggi dipende non dalla religione, che secondo
quella non si può vivere e per gli esempi di Libertini
e di Sassonii al tempo di Lutero e dalle
libere nella conscienza e de’ scompigli di Francia,
Fiandra, Germania, Polonia, Inghilterra seguiti
a questa cattiva credenza innanzi che fusse dalla
politica raffrenata: e assai sopra ciò fu detto. Meravigliatevi
sempre dunque di questo, che la religione
diede legge alla politica, come fan le cose
divine alle umane, e l’anima al corpo, e adesso
fra loro ne riceve, perchè non s’osserva straccio
di dogma della libertà in noi annichilata dall’opere,
chè se così fosse, bisognerebbe levar via tutte
le leggi civili e sacre, perchè a che fine andare
in chiesa e dire orazioni, pregar Dio che ci facci
bene, s’ei non ode, ma per suo gusto fa bene e

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