Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 146

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male a chi li piace, e ab eterno piacque? Se ne
vergognò Lutero palese levar via molte di queste
opere per non contradire, come nel primo disse
Cristo nostro legislatore alla scoverta; ma avendo
fatta la prima rottura, seguì Calvino che tolse
molte di quelle osservanze che Lutero lasciò; poscia
vennero i Libertini e per conseguenza nessuna
a lor principi levorno via ogni buona operazione,
eziandio il paterno officio. Ma i calvinisti
a tutti per mantenersi in quelli dogmi che conoscono
falsi, ma per non disdire, far penitenza e
perdere li buoni a torto e a dritto defendendosi
scarniscano a miglior potere a corpire questa repugnanza.
La regina d’Inghilterra spesso corregge
i predicanti su il pergolo, quando informano il
popolo a suo modo, perchè da principio da Calvino
astretti spesso sono l’opere morali biasimate. Altri
furbi concedono una certa libertà morale, ma
l’estimano ad possibile per non contradire al libro
di Calvino che li dà il pane. Altri lo chiamano
giustizia incoata, tutti empiastri contrarii al morbo,
perchè veggiano che sendoci l’ammazzare e
adulterare nella politica e essendo con quella proibite
con pene temporali e in quella con pene eterne,
così come ci potiamo liberamente astenere
nella politica da simile opere cattive, per paura
delle temporali, potiamo anco astenerci per timore
dell’eterne. E come per avere della patria un premio
temporale mettiamo la vita per lei, e sovente
ad ogni rischio ci esponiamo per godere una donna,
e sta al nostro volere così per lei, nel medesimo
modo per il premio potiamo spendere la vita per
amor di Cristo e fare penitenza di errori, già che
in conscienza ci allegriamo del bene e attristiamo
del male cristianamente più che moralmente e Dio
ha dato a tutti grazia di poter questo fare per
potere noi meritare e Egli coronare come giusto
giudice, i meriti suoi venuti nostri per l’uso buono
della grazia in noi.

Giul. È certissimo ch’io mi posso innamorare

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