Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 150

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esser grande, si sofrzò predicarla a moltitudine
di capi contra l’unità; e la discordia facendone
molti parziali papetti partecipi della sua ambizione,
come si vede nel settentrione essere seguito.
Nè potea ciò persuadere il ministro del diavolo,
se non s’armava contro l’autorità pontificia con
falsi testimoni, con sfacciatezza e scartabelli politici
che a’ Santi e agli istorici eziandio mentiscono
per la gola, il che fu agevole a fare per essere
stati molti prencipi amatori di se stessi poco
curanti del pubblico, a’ quali i papi non consentendo
e contradicendo, faceano parere a’ sciocchi
che da essi venisse il disturbo, si come quando
il capo manda cattivi umori alle membra, n’è incolpato
come autore da quelli che non fanno che
tutti gli umori ascendono al capo dallo stomaco
e d’altre viscere principali. Furono anco alcuni
papi in quell’età che si mostrorno aver dell’umano
più che non conviene al decoro di tanta
maestà e paterno ufficio; però non tanto quanto
li settanti lo impongono, e anche alcuni poeti
nostri gridano credendosi che al papa non appartenesse
altro che premiare la loro pedanteria
trovata per pestilenza de’ buoni costumi. Lutero
dunque, presa questa occasione, diede contro al
pontefice e sue prerogative: per disciorre l’unità,
nega la scommunica che fa il papa e non la crede
e non la vuol credere che gli Apostoli l’han lasciata
alla Chiesa, e S. Paolo scomunicò quel di
Corinto per la fornicazione pubblica e non dimeno
senza questo tema della scomunica nessuna compagnia
può vivere. E gli ebrei, i Turchi e oggi
quei di Genova la temono per necessità (benchè
in parole la diminuiscano) in fatti severissima.
Nega le messe, l’indulgenza e tutte altre Lutero,
perchè il sommo pontefice le mantiene secondo
che da gli Apostoli e da Cristo fu ordinato. Da
queste negazioni contrarie all’Evangelio e a’ Santi,
sono nate infinite opinioni tra eretici, perchè ognuno
vuol esponere le lettere da sè; per aiutare

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