Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 166

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suoi, e se in dubbio si ponessero i miracoli di
questi santi e le testimonianze di chi l’ha visti,
solo per fantasia, porrebbe anco in dubbio quelli
di Cristo e degli Apostoli, nè si potrebbe a scrittura
alcuna divina e umana credere, nè a quelle
che dicono esserci Jerosolima e Napoli, e altri
luoghi del mondo, ma solo quanto veggio dentro
la nostra villa sarebbe vero. Dall’altra parte tutti
color che a false insegne si vantano essere mandati
da Dio non d’altro che di scartabelle e sottigliezze
di logica mondana e di pedantaria armati
furono non di miracoli, di santità, pazienza e castità,
ma di sfacciataggine, lussuria, arroganza e
sofisticaria. Tal furno Ario, Sabellio, Macedonio
Vucliffio e tutti gli altri dannati per comune consenso,
a’ quali a punto a punto Lutero somiglia,
si come è contrario a San Paolo, a Bernardo, a San
Domenico e a San Francesco, dei quali ne dice
male per potersi mettere innanzi.

Giul. Mi piace aver inteso che Lutero in un
suo libro dica aver una notte disputato col diavolo
e non aver saputo a quello rispondere e che
però con quelle ragioni dal demonio fatteli si mise
a predicare.
Giac. Degno maestro di tal discepolo, il quale
in vero non poteva miglior conto della sua vocazione
rendere e io gli la credo agevolmente
perchè la dottrina sua così dimostra. E in tutta
Germania se ne parla della familiarità di questo
secolare con quel pedante, ma non si parla che
gli apparisse San Pietro o San Paolo come a San
Tomasso, né di quelli stupendi segni di Cristo
a’ suoi Discepoli in san Marco, onde chiaro è
ch’egli non di Cristo ma di Satana discepolo sia,
la cui prudenza con sofisticare e negazioni di testimonianze
divine e umane e polemici scartofij
procede.

Giul. I luterani dicono che fu gran miracolo
e segno della sua bontà che Lutero abbia convertito
tante provincie e prencipi alla sua devozione

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