Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 172

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a’ suoi appetiti e dei parenti alcuni che portano
l’abito religioso non conosciamo, perchè discreti
metitori la zizania dal frumento separano, ed è
destinato che ci siano coloro (come dice Santo
Agostino) che abusano le cose sacre; maggiormente
forano astretti abusarle per le mogli e figli,
come facevano i sacerdoti gentili e ebrei. Ma
quanto importi il celibato de’ cardinali e de’ vescovi
e quanto lor nuocerebbe la moglie politicamente
se ne discorre nel libro della Monarchia
dell’amico.
Ger. Certo fora gran scandalo vedere i frati e i
preti ammogliati e attendere più alle moglie e lor
delizie che a Dio e al governo del mondo e più
alla pentola che all’altare.

Giul. I luterani predicano che si fanno vizii
enormi da’ religiosi per non avere moglie.

Giac. Quelli stessi peccati che di loro sospettano
commettono gli ammogliati e peggiori, perchè
ogni cosa umana sta soggetta all’abuso, e le
sacre ancora della nostra parte, e quel che per
bene si comincia, spesso da’ tristi si converte in
male. Nè si può a ciò provedere se non dal Cielo
intieramente, ma non perchè la forza che abusa contra
i buoni si dee sospettare ch’ella ci sia dal Creatore
donata per cosa non buona; così è d’ogni
altra cosa, non sforza il pontefice ad essere perpetuamente
casto nè uomo, nè donna, ma mantenne
da principio questa legge: che chi vuol
servire a Cristo strettamente debba esser come
l’Apostolo insegna e i santi antichi e a tutti assegna
il tempo di pensarvi e provarsi se può resistere.
Perciò ognuno dovrebbe farsi buon conto
innanzi che obbligarsi. Questo dovea far Lutero
e non andar poi alle monache esercitar se stesso
nell’amore mondano e per questo uscir dalla religione
e pigliarsi l’amata monaca e vendere questa
empietà a’ volgari per santimonia.

Ger. Io per me tanto meglio vo vedere quello
che ora veggio che veder quel peggio che poi alla

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