Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 180

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disse a San Pietro: Vengo a Roma per esser di
nuovo crucifisso, cioè in te mio principal membro.
Dunque se li meriti di Cristo alle membra si comunicano
e le passioni si come Cristo meritò per
tutti, eglino anco meritano per gli altri, altrimenti
vano fora il pregar per il fratello vivo e morto
comune come han fatto i Santi egualmente forano
esauditi: seguita che il pontefice abbia un tesoro
nel corpo della Chiesa dei meriti del capo e delle
membra e che ne possa far parte a tutti quei che
dello Spirito Giesù vogliono vivere in questo corpo,
come la testa d’un membro all’altro aiutare
ordina.

Giul. Gli eretici gridano che un santo non può
meritare che per sé, anzi non per sé, perchè la sola
grazia lo giustifica. GIAC. Se non ci fusse in Cristo carità diffusa
per tutte le membra vive del suo corpo, questo
sarebbe vero, ma perchè diede loro tante grazie
sufficienti e a molti efficaci a salvarsi e di meritare
abbondantemente, ne seguita che i Santi meritano
usando a bene i favori divini con libertà,
onde dice Sant’Agostino che quei meriti che Dio
corona ne’ santi son di Dio per l’antecedente
grazia, ma non di loro, e non in quanto la sua
bontà volse che di loro siano che per grazia, che
ben usorno, e vede che i miracoli anco solo a Dio
appartengono, e nondimeno egli a’ suoi benigni
in sua virtù li comunica che possa farli; così i
meriti di Cristo ponno sovrabbondare in un membro
del suo capo, come in San Paolo, San Francesco,
San Domenico e gli altri dal papa canonizzati,
e giovare, altrimenti non avrebbono per
gli altri usato pregare nè ottenuto grazia. Nè conoscono
gli eretici la natura della carità che
quanto più s’opra, più si diffonde e cresce, e che
il pregare che noi facciamo per gli altri caritativamente,
benchè noi n’abbiamo bisogno, non perciò
ne manca, ma cresce in noi mentre operamo
per loro. Di più Cristo disse: “Chi crede in me e

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