Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 94

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che queste repubbliche si conservano in mezzo
dei loro nemici e la ragion falsa non nuocergli,
come dite, alla conservazione civile.

Giac. Bisogna mirar alli scompigli dell’Alemagna,
di Polonia, di Prussia, d’Inghilterra e di
Francia che per tali sette avvennero e poi parlare,
e molto più al futuro, però che quando fia nota
tanta contrarietà, che si trova fra la vita politica
e l’opinione de’ settarii necessariamente andaran
tutti in mal ora, perchè queste non sono piante
del Padre Celeste, come disse Gesù Cristo nostro
signore, e legislatore. Pur da qul che ho detto,
potreste conoscere che la politica di costoro non
dipende, nè si fonda nella loro religione ma, nell’astuzia
naturale, il che molto migliore appresso
intenderete: ma prima dovete sapere che la necessità
li mantiene uniti, perchè avendo tanta
potenza contra quanto è quella del pontefice, di
re Filippo, dell’imperatore e di molte repubbliche
e signorie cattoliche, però l’eretici stan’uniti, il
che è naturale a tutti gli elementi dai nemici circondati.
Così le gocciole dell’acqua separate dalla
madre dall’altre cento, s’agglobano per conservarsi,
e il calore dal freddo sottopreso si concentra
e cresce. E i Fabij Romani soverchiati da’ Viensi
e Cesarini guidati da Sabino e Cotta da Regli
s’unirono in globbo, anzi in toro che insieme cozzano;
se prevenendo leoni a difesa uniti si mettono;
e per provar la cosa più da vicino i Romani,
(dice Sallustio) si mantennero in concordia per
la nemicizia de’ Tarquinij e de’Etrusci, e Scipion
Nasica conoscendo Roma non essere ben temperata
di leggi nella pace, consultò che non mai
Cartagine in tutto si disfacesse, acciò per lo contrasto
di fuori per necessità si guardassero dalla
discordia civile, e già si legge che in ogni poco di
pace discordavano, perchè vinsero il mondo e mancando
chi lor facesse testa, se medesimi distrussero.
Questa ragione dunque gli eretici conserva,
avvenga che tra loro non ci ha pace, ne anco tra

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