Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 183

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preso dal nascimento di esse, trasferito all’arte che nel nascere
s'inserisce dentro a esse cose. Però sia pregato
1'Artefice del Mondo, che ci perdoni se parlassimo di 1ui
per translatione o similitudine, ché nelle cose nostre
lui rappresentiamo, et non secondo quello ch'egli è nell’essere
incomprehensibile et infinito, da cui siamo lontanissimi
quantunque vicinissimi: sì che ci aiuti
il sapere, et perdoni all’ignorar nostro, et si contenti di
quel che possiamo potere sapere et amare dentro a gli
esistomi, che da lui per semplice emanatione prodotti per
trasmutationi passano dall’uno all’altro senza annullarsi.

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