Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 202

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[AVERTIMENTO.
a. Dunque non bisognava mettere nel sole densità terrestre
perché il calore s'unisse et lucesse, come scrive Platone, poi che sta
luce assai nella sottigliezza. Ma se le stelle fossero come scrive
Aristarche e Copernico, altro modo di filosofare bisognarìa che
questo; né il denso terrestre farebbe luce, ma la reflessione del
denso nel diafano dell’essistema e l’unione del rado eguale.]
[DISCORSO SESTO]
Della luna.
Ma la luna, per esser troppo vicina a terra, restò priva
di pura caldezza et lume, quali sono li nubili. Però col
sole s'impregna di luce sempre il mezzo del suo tondo. Ma
alle volte par piena quando egli gli è opposto, et noi stiamo
in mezzo; alle volte senza luce, quando il sole le sta sopra.
Et spesso toglie a noi la sua vista per l’impurità della sua
mole, che non lascia passar a noi la luce solare. Il che
si dice ecclissarsi, sì come l’ombra della terra
toglie a noi la vista della luna impedendo la luce, che dal
sole riceve nell’oppositione. Altre volte pare scema la metà,

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