Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 231

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perché la cenere è terra dal fuoco vinta et imbianchita da lui. Falso
è ancora che dal humido venga il nero, perché l’acqua e
l’aere humidissimi son bjanchi.]
[DISCORSO DECIMOTTAVO]
Delle differenze delle cose secondo l’essere
et conditioni loro.
Però dal calore rintuzzato tutti gradi di calore e di
forze sovvengono alle cose miste, i quali sono innumerabili,
ma con li sapori si faranno manifesti. Dalla luce
poi e dalla tenebra tutti i colori si fanno, perché, occupata
ella dalla densa mole, perde la vivezza et si fa la bianchezza
ch'è la luce morta, sì come la luce è bianchezza viva che si
può diffondere fuor del soggetto; et un poco
imbrattata ella dalla materia nera, si fa scialba; et se ci è
più materia alquanto, si fa punicea; se più, gialla; se più,
verde; se più, purpurea; se più, turchina; se più, leonata; se
più, fosca. Et al fine la molta mole da pochissima virtù
di caldo tocca e da moltissima superata, nera appare se 'l
calore essali, come il carbone ci dimostra, da cui partendosi
il fuoco con la sua sottigliezza imbianchita, che mesta
col negro faceva giallezza et rossezza, restò egli negro, scopertasi
la faccia della materia, et restando il calore infetto
soperchiato nell’apparenza sua dalla corpolenza, sì ben non

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