Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 237

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terra molle e similare licori sottili e puri, ma di dissimilare
licori impuri et sottili. Ma il caldo temperato,
sia grossa o lassa la materia, sempre più puri licori
ne causa, ma dell’una più densi e dell’altra men densi; et di
licori si fan pietre et metalli; et poi il caldo la converte
in vapore, ne fa venti, pioggie et comete et altre cose, che
in aria si fanno secondo la materia loro. Perciò il caldo
potente di materia densa inequale fa vapori grossi et
impuri, e della equale puri; ma il calor moderato della densa
fa vapori grossi e puri, e della molle sottili et puri, dove
più dove meno se son similari. Se poi la fa dura, pietre
genera. Se la fa grossa, fumo, che uscendo dentro una
viscosità da terra non può staccarsi. Si fa pianta sforzandosi
il fumo spiritale di tirarla in suso, sì che venuta alla
faccia della terra s'indura la parte esterna, et
l’interna va crescendo in suso tirata dal caldo, et in giuso
dall’appetito di succhiare il licore terrestre a sé simile, ond'ei
nacque et si nutrica. Ma se dentro va licor vario generato
dentro a qualche sodezza, genera il calore una sottilezza
che s'appella spirito, il quale agitandosi distacca la sua
mole dalla terra, e dentro questa mole vuol vivere, perché

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