Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 241
si leva. Il qual moto si chiama ritorno alla natura. Et quel
delle cose gravi al basso è cascata, che fa la corpolenza
della materia, et non è operatione né attione né
di caldo né di freddo. All’incontro ogni freddo si diffonde
pur senza gradi in suso, et cerca d'indurre le cose fatte
dal caldo a terra et al suo elemento tornare, d'onde per
offesa et per difesa si diffonde vicendevolmente col caldo.
Non però in terra può convertirli, non essendo egli tanto
possente che possa constituir proprie cose, se non forse
ne facesse per due miglia sotto terra a noi ignote, perché
le parti soprane di quella sono tutte trasmutate dal caldo,
come il calor manifesta et la generatione di cose tutte
participanti di lui. Anzi si compiaceva il Senno di vedere,
che 'l caldo essalando dalla terra la convertisse
in monti, et facendo abondanza di licori movibili per lui
ne facesse valli fiumi et mari, perché fusse capace la sua
circonferenza di più cose che s'ella fusse parimenti tonda.
Et approvava che, agendo quanto può l’un contrario contra
l’altro, pensando di struggerlo, il conservava, perché indurandolo
lo faceva più forte e toglieva a sé il poter entrar
dentro a disfarlo; et liquefacendo li porgeva humore per