Tommaso Campanella, Epilogo magno, p. 244

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percossa la Marchesita getta più fuoco e cenere che le altre pietre
a dieci percosse: dunque più fuoco in quella vi era inchiuso. E non
dall’aria né da niente nasce, come i Peripatetici sognano,
né dalla percossa.
d. Il fuoco che posero sotto la luna è una burla, poi che mai
si vidde venir fuoco altronde che dal sole: massime quello che si
trova dentro la terra e mare, dove il fuoco sublunare non può
calare a generare fuoco, né venire alla mistione del bitume, del sulfo
e delle pietre preciose. Di più il fuoco che fa il sole è come il
nostro di essenza et operazione, et non equivoco, come disse
Averroe.
e. Il moto del fuoco è circolare e può ricevere ogni moto dove
bisogna, et è solo contrario alla quiete.
f. Uso della varietà della figura terrena e parti, e de' corpi
aggiacenti.
g. Volendo o non volendo le cose fanno la volontà di Dio.]
[DISCORSO VENTESIMOQUARTO]
Mirabil conoscenza del successo delle cose
in particolare e d'ogni partecolarità loro.
Il Senno eterno, quando seminò il fato et l’armonia
et la necessità nel Mondo di sé consperso, disse: «Vederassi
il caldo far sempre cielo, et il freddo sempre terra, et non
le cose mezzane; ma io li lasciarò fare, perché il fato che
pende dal mio volere guidarà loro con la necessità del mio
potere, in maniera che si temperaranno nell’armonia dal

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